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Valori di emoglobina glicata: quando preoccuparsi e cosa fare

L’emoglobina glicata, altrimenti detta emoglobina glicosilata, è una delle frazioni dell’emoglobina umana (il costituente principale dei globuli rossi deputata al trasporto dell’ossigeno nel sangue ai tessuti dell’organismo).

La verifica dei livelli ematici di emoglobina glicata, possibile con un semplice prelievo di sangue, è utile in diverse circostanze, soprattutto nel caso di soggetti affetti da diabete e in quelli che hanno un maggiore rischio di svilupparlo.

Si distinguono due forme di emoglobina glicata, la HbA1 e la HbA1C, ma nell’ambito delle analisi cliniche si utilizza soltanto la seconda poiché ha una stabilità maggiore.

Il test dell’emoglobina glicata

Il test dell’emoglobina glicata è un esame ematico di laboratorio grazie al quale si ottiene la media dei valori di glicemia degli ultimi 3 mesi. Di norma il laboratorio indica il risultato con una percentuale distinguendo tre possibilità:

  • glicemia nella norma se il risultato è < 5,7%;
  • prediabete se il risultato è compreso tra il 5,7% e il 6,4%;
  • diabete se il risultato è > 6,5%.

Questi valori sono quelli indicati dalle linee guida internazionali, ma quando si ricevono i risultati è sempre necessario rifarsi agli intervalli di riferimento specificati dal laboratorio presso il quale si è effettuato l’esame.

Vale la pena sottolineare che il test dell’emoglobina glicata non rientra tra gli esami ematici di routine, ma può diventarlo se il soggetto è affetto da diabete o se rientra fra i soggetti con un maggiore rischio di svilupparlo.

È comunque possibile che il medico, sporadicamente, lo inserisca tra gli esami clinici da effettuare, anche qualora il soggetto non presenti particolari fattori di rischio.

Risultati che indicano prediabete o diabete devono essere considerati preoccupanti ed è fondamentale agire il più tempestivamente possibile.

Quando viene prescritto il test dell’emoglobina glicata?

A parte un eventuale inserimento sporadico nel caso di un controllo di routine insieme ad altri test clinici (esami del sangue e delle urine) eseguiti periodicamente, il test dell’emoglobina glicata viene di norma prescritto dal medico per esempio in queste circostanze:

  • quando il soggetto riferisce segni e sintomi che possono far sospettare la presenza di iperglicemia (come frequente necessità di urinare, sete eccessiva, aumento dell’appetito, stanchezza, lentezza nella guarigione dalle ferite, visione offuscata);
  • per il monitoraggio dell’andamento della malattia nel paziente diabetico qualora questi sia già sotto trattamento farmacologico (vengono di solito consigliati dai 2 ai 4 controlli annui);
  • accertata condizione di prediabete;
  • familiarità per diabete (familiari di primo grado affetti dalla malattia);
  • ipertensione arteriosa e/o alterati valori del profilo lipidico;
  • sindrome dell’ovaio policistico;
  • malattie associate a insulino-resistenza.

Perché il test dell’emoglobina glicata è importante? 

L’emoglobina glicata si forma quando il glucosio presente nel sangue si lega all’emoglobina A1 che rappresenta la gran parte dell’emoglobina. Più alti sono i livelli di glucosio nel sangue (glicemia), maggiore sarà la quantità di emoglobina glicata che si formerà.

Dal momento che il legame tra il glucosio e l’emoglobina resta stabile per tutto il ciclo di vita dei globuli rossi, ovvero 120 giorni circa, il valore di emoglobina glicata permette di effettuare una stima particolarmente attendibile del glucosio presente nel sangue negli ultimi 90 giorni circa.

Dato che le normali variazioni quotidiane della glicemia non hanno influenza sulla concentrazione dell’emoglobina glicata, il test relativo risulta ideale per verificare con grande precisione l’andamento dei valori di glicemia.

Si deve infatti tenere presente che un singolo test della glicemia effettuato a digiuno potrebbe in vari casi non essere particolarmente significativo. Per esempio, ci sono molte persone che a digiuno hanno valori di glicemia che rientrano perfettamente nei range di normalità, ma elevate concentrazioni di glucosio nel sangue dopo i pasti e per lungo tempo. E non mancano nemmeno i casi di persone che presentano alti livelli di glicemia a digiuno, ma livelli relativamente elevati dopo i pasti principali.

Ovviamente, il test diventa indispensabile per monitorare l’andamento delle terapie nei soggetti diabetici e anche per monitorare coloro nei quali è stato diagnosticato il prediabete, termine che indica una condizione caratterizzata da livelli di glicemia compresi tra 100 e 125 mg/dl a digiuno. A questo proposito si ricorda che il range di normalità della glicemia a digiuno va da 70 a 99 mg/dL.

Alcuni autori preferiscono parlare di intolleranza glucidica, piuttosto che di prediabete, volendo sottolineare il fatto che ci si trova ancora in una condizione reversibile.

Come abbassare l’emoglobina glicata?

Dal momento che elevate concentrazioni di HbA1C possono indicare situazioni critiche, come per esempio una condizione di prediabete, è del tutto naturale chiedersi come abbassare l’emoglobina glicata.

Innanzitutto è fondamentale seguire le indicazioni del proprio medico curante, ma fatta questa scontata premessa, è provato che tramite l’adozione di un sano stile di vita è possibile ridurre i livelli di HbA1C. Risulta quindi importante combinare una sana alimentazione e una regolare attività fisica.

Un recente studio pubblicato sul Journal of Diabetes (Magnitude of A1C improvement in relation to baseline A1C and amount of weight loss in response to intensive lifestyle intervention in real-world diabetes practice: 13 years of observation) e diretto da Ahmed Eldib, del Joslin Diabetes Center, Harvard Medical School, ha mostrato che un intensivo intervento sullo stile di vita può portare alla riduzione dell’emoglobina glicata fino al 2,5% nei soggetti con diabete.

Relativamente alla sana alimentazione, il consiglio è quello di rivolgersi a un professionista della nutrizione, come per esempio un dietologo o un biologo nutrizionista. È importante anche documentarsi al riguardo utilizzando fonti ufficiali come per esempio “Linee Guida per una sana alimentazione”, disponibili sul sito web dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS).

Sul portale dell’ISS si trovano indicazioni anche riguardo all’attività fisica: dai 150 ai 300 minuti settimanali di attività fisica aerobica di moderata intensità oppure 75-150 minuti settimanali di attività fisica aerobica vigorosa o, ancora, un mix equivalente delle due modalità.

Abbinare un’alimentazione equilibrata all’attività fisica regolare non soltanto abbassa i valori di glicemia e di emoglobina glicata, ma migliora le difese immunitarie, riduce la pressione arteriosa, innalza i livelli di colesterolo buono e aiuta a mantenere o a ritrovare il peso forma.