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Transizione ecologica lenta con la nuova manovra

La transizione ecologica sembra ancora procedere molto lentamente con la ultima legge di bilancio approvata dal governo Draghi.

Nonostante questo governo abbia addirittura creato un apposito “Ministero della Transizione Ecologica” per ora il passo è ancora molto lento.

La delusione più grande è quella relativa all’ennesimo rinvio al taglio dei sussidi alle fonti fossili.

Sono modeste in relazione all’importanza degli interventi da programmare con urgenza anche le risorse previste per la mobilità sostenibile.

Le reazioni di Legambiente alla manovra

“La Legge di Bilancio da 32 miliardi approvata dalla Camera – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – riflette le troppe contraddizioni con cui il Governo Draghi sta affrontando la giusta transizione ecologica ed energetica. L’impianto complessivo, a nostro avviso, non è coerente con l’impegno di combattere seriamente la crisi climatica. Lo dimostrano in prima battuta l’ennesimo rinvio al taglio dei sussidi alle fonti fossili su cui l’Esecutivo Draghi ha dimostrato di non avere coraggio, il mancato sostegno alle comunità energetiche e le poche risorse e misure previste per la mobilità sostenibile come il “Fondo per la strategia di mobilità sostenibile per la lotta al cambiamento climatico”, che inspiegabilmente interviene solo a partire dal 2023 e con soli 50 milioni.

Su questi tre temi, il Governo Draghi doveva fare la differenza ma ciò non è avvenuto. E pensare che, per quanto riguarda i sussidi alle fonti fossili, era stata istituita una apposita Commissione che avrebbe dovuto produrre nel 2020 una proposta di graduale eliminazione/rimodulazione.

34,6 miliardi di euro di sussidi dannosi per l’ambiente

Ad oggi continua Ciafani i sussidi dannosi per l’ambiente sono stimabili in 34,6 miliardi di euro, risorse che potrebbero essere utilizzate per spingere le innovazioni e aiutare le famiglie più in difficoltà.

Riteniamo che dei 34,6 miliardi di euro ben 18,3 miliardi di euro siano eliminabili entro il 2025, cancellando i sussidi per le trivellazioni, i fondi per la ricerca su gas, carbone e petrolio, ma anche intervenendo sul diverso trattamento fiscale tra benzina gasolio, GPL e metano, sul meccanismo di Capacity Market per le centrali a gas e l’accesso al superbonus per le caldaie a gas. Le mancate scelte in campo ambientale rappresentano anche risposte mancate alla crisi sociale che milioni di cittadini stanno vivendo”.

Bene la proroga del Superbonus 110%

Per quanto riguarda le altre misure contenute in questa manovra, la proroga del superbonus 110% per le case unifamiliari e indipendenti e quello per gli edifici che si trovano in comuni colpiti da eventi sismici rappresenta un primo passo nella giusta direzione, ma bisogna cambiare paradigma. Occorre stabilizzare, semplificare e migliorare la norma, renderla giusta ed equa, con una reale e concreta attenzione verso i ceti più deboli che sono gli stessi che si trovano in condizioni di povertà energetica, e deve essere corretto negli errori più evidenti come l’incentivo all’acquisto delle caldaie a gas da riportare al 50%.

Inoltre da qui ai prossimi anni andrà posta più attenzione verso il patrimonio di edilizia popolare per ragioni ambientali e sociali e sarà importante definire una strategia per intervenire sulla rigenerazione urbana, elaborando e finanziando progetti che permettano di realizzare un insieme coordinato di interventi di riqualificazione degli spazi pubblici con la creazione di nuove piazze e parchi, di interventi di forestazione e piste ciclabili, di riqualificazione energetica e antisismica, sostituzione del patrimonio edilizio esistente con la creazione di nuovi alloggi di edilizia sociale, il pieno riutilizzo sociale dell’ingente patrimonio di beni immobili confiscati alle mafie, a cui si dovranno unire, in modo integrato, interventi per l’accesso e la qualità dei servizi fondamentali della salute, dell’istruzione, culturali e sociali

Sul rincaro bollette, giusto intervenire con tagli diretti sulle bollette in questa fase acuta, ma per aiutare le famiglie serve una misura strutturale per tagliare definitivamente i costi. Ad oggi il nostro sistema rimarrebbe comunque ‘scoperto’ in caso di nuovi rialzi. Per questo, secondo Legambiente, oltre a procedere con l’eliminazione definitiva i tutti gli oneri di sistema impropri dalle bollette elettriche, è fondamentale investire davvero nelle fonti rinnovabili e definire nuove politiche di efficienza energetica che, da oggi al 2030, possano portare ad una riduzione dei consumi del 50% in tutti gli edifici, residenziali e non, restando quindi in linea con gli obiettivi europei.

Buone misure per il Fondo per il clima, per la scuola e per la tutela degli animali

Tra le note positive, quelle relative al Fondo per il clima, alla scuola e alla tutela degli animali. Sul fronte della solidarietà internazionale per il clima, per Legambiente ben venga l’istituzione di un Fondo per il Clima che sarà gestito da Cassa Depositi e Prestiti con una dotazione di 840 milioni l’anno dal 2022 al 2026 e di 40 milioni a partire dal 2027. Fondo rotativo istituito perché dal 2020 l’Italia deve contribuire al fondo da 100 miliardi di dollari individuato nell’ambito dell’Accordo di Parigi. Però se davvero l’Italia vuole contribuire a perseguire l’impegno preso a Parigi con i paesi più poveri la dotazione del Fondo, deve aumentare a 1.500 milioni annuali dal 2022 al 2026 e deve essere fissato un percorso che renda trasparente l’uso del finanziamento dei progetti di cooperazione internazionale.  I 1500 milioni devono fare da leva per i progetti realizzati sia dalla cooperazione internazionale che da parte di Sace e Cdp in modo da raggiungere almeno 3000 milioni l’anno come giusto contributo italiano all’azione climatica dei paesi più poveri.

Positive anche le misure introdotte per la scuola come il potenziamento del personale, anche se si poteva fare molto di più. In particolare, denuncia Legambiente, non si sono messi in campo investimenti per la riduzione di alunni per classe, se non in situazioni eccezionali, che consentirebbe una migliore prevenzione al contagio e una migliore didattica personalizzata. Così come non vediamo investimenti per i trasporti scolastici che rimangono questione vulnerabile per rischio contagi e qualità diffusa del servizio.

Per quanto riguarda la tutela degli animali, Legambiente ben accoglie lo stop agli allevamenti di animali da pelliccia che dovranno essere dismessi entro giugno 2022, il Fondo contro il randagismo e le risorse stanziate  in favore dei rifugi per animali nei comuni in stato di pre-dissesto o dissesto finanziario, mentre boccia la deroga in contrasto con la direttiva comunitaria in materia di immissioni di specie ittiche alloctone nei corsi d’acqua italiani, che sono gli ecosistemi con le percentuali più alte di perdita di biodiversità  proprio a causa proprio delle specie alloctone (es. gambero della Louisiana, trota fario e pesce siluro).

Fine dei finanziamenti per i progetti di sequestro e stoccaggio del carbonio

Inoltre per l’associazione ambientalista è positiva l’approvazione dell’emendamento, presentato dalla senatrice Loredana De Pretis e dal senatore Gianni Girottos, che ha fermato la possibilità di finanziare progetti di sequestro e stoccaggio del carbonio. Quel fondo introdotto dalla legge di bilancio deve servire infatti ad accelerare la transizione ecologica delle imprese e non a finanziare progetti costosi ed inefficienti.

“Il 2022 – spiega infine Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sarà un anno cruciale per il nostro Paese che dovrà spendere le risorse europee per attuare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e al tempo stesse dovrà definire una nuova politica climatica. Perché se continuiamo così rischiamo di perdere quel primato dell’innovazione – tipica di alcuni campioni dell’economia verde italiana e che dobbiamo diffondere rapidamente in tutta la nostra manifattura – che sarebbe un vero delitto regalare a Germania, Stati Uniti o Cina. Il nostro auspicio è che non si perda più tempo e che si concretizzi davvero la transizione ecologica ed energetica della Penisola passando dalle parole ai fatti. Allo stesso tempo – conclude Ciafani – sarà fondamentale potenziare sempre di più i controlli ambientali. In particolar modo è necessario, a maggior ragione per la quantità degli interventi previsti dal PNRR, destinare risorse adeguate per garantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale i controlli ambientali e sanitari da parte delle Agenzie regionali per la tutela dell’ambiente (ARPA).

A oggi, però, non è possibile perché mancano i decreti attuativi e continua a rimanere la clausola di invarianza dei costi per la spesa pubblica prevista nella Legge 132/2016 con cui è stato istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente. È prioritario rimuovere quella clausola”.

Secondo noi di GreenMagazine la strada è ancora lunga: alcuni segnali positivi sono incoraggianti ma una transizione ecologica lenta non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi prefissati.

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