slow fast fashion

La moda sostenibile: dal fast fashion alla slow fashion

Il fast fashion è il modello dominante, ma non è l’unico possibile: una moda più lenta e consapevole ci fa riscoprire il valore di ciò che indossiamo.

Vestirsi non è mai stato così facile. Bastano un paio di clic, pochi euro (meno del prezzo di una pizza, per intenderci) ed ecco arrivare a casa, nell’arco di un paio di giorni, un top nuovo di zecca, comodamente imbustato. I frenetici ritmi dei consumi di oggi ci hanno fatto credere che riempire l’armadio sia appagante e, soprattutto, che sia necessario: non potrai mica presentarti al lavoro sempre con lo stesso outfit, giusto? Quel carrello virtuale che riempiamo così distrattamente, però, nasconde anche una realtà molto più scomoda da vedere. È la realtà del fast fashion, con il suo impatto ambientale smisurato. Ma un’alternativa esiste, a patto di avere la curiosità e la dedizione per cercarla. Ti racconto meglio di cosa si tratta.

All you need is less

Perché il Pianeta paga il prezzo del fast fashion

Anche se in confronto a oggi sembra la preistoria, per decenni il settore della moda è ruotato attorno a due collezioni: primavera/estate, autunno/inverno. A partire dai primi anni Duemila, i grandi marchi hanno iniziato a velocizzare i ritmi, portando nei negozi (prima fisici, poi online) dieci, dodici, addirittura cinquanta collezioni all’anno. Insomma, hanno moltiplicato l’offerta e abbassato i prezzi per invogliarci a comprare a ciclo continuo. E, per potersi permettere di abbassare i prezzi, hanno sacrificato la qualità e il costo del lavoro, affidando la produzione a una rete di fornitori e subfornitori disseminati nei Paesi emergenti. Ebbene sì: nell’etichetta è stampato in bella vista il logo di un brand, ma quel brand – con ogni probabilità – non possiede nemmeno una fabbrica.

Un modello simile, però, è l’esatto opposto della sostenibilità. Perché quel top comprato d’impulso magari è fatto di poliestere, una fibra sintetica che deriva dal petrolio (uno dei principali responsabili dell’effetto serra) e che, di lavaggio in lavaggio, rilascia quelle microplastiche che si accumulano negli oceani. Possiamo sentirci un po’ meno in colpa se è fatto di cotone, ma quel cotone è pur sempre stato coltivato facendo un ampio uso di acqua e pesticidi. Ogni materia prima ha i suoi pro e i suoi contro a livello ambientale. E la fibra, qualunque essa sia, va pur sempre tagliata, tinta, lavorata, confezionata, impacchettata e poi distribuita, percorrendo migliaia di chilometri da una fabbrica all’altra, da un magazzino a un negozio. Cosa c’è di sostenibile nell’indossare un paio di volte il frutto di una filiera così intricata, per poi dimenticarlo in fondo a un cassetto e buttarlo via alla stagione successiva?

Scelta vestiti

La moda lenta ci riavvicina al vero valore delle cose

Lo slow fashion è una piccola, grande ribellione a un sistema così disfunzionale. Se l’aggettivo “slow” non ti suona nuovo, è perché è lo stesso scelto da Carlo Petrini quando alla fine degli anni Ottanta ha dato vita a Slow Food, promettendo di fare esattamente l’opposto rispetto a catene come McDonald’s. No ai panini identici in tutto il mondo, assemblati e mangiati in pochi minuti, e sì agli ingredienti del territorio, da assaporare e scoprire, perché anche il cibo è cultura.

Anche nell’ambito della moda possiamo applicare il medesimo ragionamento. Lo so, può sembrare un qualcosa di astruso, magari anche un po’ idealista, ma in realtà basta porsi le domande giuste e seguire qualche piccolo accorgimento. Te ne propongo alcuni, ma su Wise Society puoi trovarne molti altri. Prima di comprare una camicia, per esempio, prova a chiederti (onestamente!): quante volte la indosserai? Si abbina con ciò che hai già nell’armadio, oppure dovrai comprare una giacca, un paio di scarpe o altri accessori per completare l’outfit? Può durare nel tempo solo se è di qualità: hai controllato la composizione nell’etichetta? Se noti già un filo che sfugge alla cucitura, non è un buon segno! E poi, per te ha un significato avere proprio quella camicia, e non un’altra? Cosa rappresenta in più o di diverso rispetto alle cinque, dieci o venti simili già appese nel tuo armadio?

In fin dei conti, lo slow fashion non è niente di troppo complicato: è soltanto un approccio più consapevole a un qualcosa che facciamo ogni giorno, vestirci. Ti sei mai fatta queste domande, prima di acquistare qualcosa? Ne hai altre da suggerire?