Il fibrinogeno è una glicoproteina prodotta principalmente dal fegato. La sua funzione primaria è quella di partecipare alla coagulazione del sangue, trasformandosi in fibrina grazie all’azione dell’enzima trombina, formando così una rete che arresta il sanguinamento.
Tuttavia, il fibrinogeno non è solo coinvolto nella coagulazione. È anche un indicatore sensibile di infiammazione sistemica. Quando il corpo è sottoposto a stress, infezioni o patologie croniche, il livello di questa proteina tende ad aumentare.
Un valore normale di fibrinogeno nel sangue è compreso tra 200 e 400 mg/dL. Valori troppo elevati possono indicare uno stato infiammatorio persistente, mentre livelli troppo bassi possono comportare un rischio di emorragia.
Perché è un indicatore importante e come controllarlo
Un livello alto di fibrinogeno nel sangue è considerato un fattore di rischio per malattie cardiovascolari, ictus e trombosi. Questo perché rende il sangue più denso, favorendo la formazione di coaguli che possono ostruire le arterie.
Essendo una proteina di fase acuta, il fibrinogeno può aumentare anche in risposta a infezioni, traumi o patologie autoimmuni. Proprio per questo è importante non basarsi su un singolo valore, ma valutare l’insieme dei parametri clinici.
Per tenere sotto controllo il fibrinogeno, è fondamentale eseguire regolarmente esami del sangue, specialmente in presenza di fattori di rischio cardiovascolari. Uno stile di vita sano, una dieta equilibrata e l’esercizio fisico possono aiutare a mantenerlo entro limiti accettabili.
Quali alimenti mangiare per abbassare il fibrinogeno

Esistono alcuni alimenti per abbassare il fibrinogeno in modo naturale, grazie alle loro proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Tra questi, la frutta ricca di vitamina C come arance, kiwi e fragole aiuta a ridurre l’infiammazione.
Anche le verdure a foglia verde, come spinaci e cavoli, contribuiscono a migliorare la fluidità del sangue.
I cereali integrali, invece, forniscono fibre utili a regolare la glicemia, altro fattore legato all’aumento del fibrinogeno.
Il pesce azzurro, ricco di omega-3, ha effetti benefici sulla salute cardiovascolare e può ridurre i marcatori infiammatori.
Bere tè verde e mantenere una buona idratazione quotidiana sono ulteriori strategie utili per favorire un miglior equilibrio ematico.
Chiedere consigli a un medico
Prima di modificare l’alimentazione con l’obiettivo di abbassare il fibrinogeno, è sempre raccomandabile rivolgersi a un medico. Solo un professionista può interpretare correttamente i risultati delle analisi e proporre un piano d’azione sicuro.
Affidarsi al fai da te può portare a squilibri o trascurare patologie sottostanti che richiedono interventi specifici. Per esempio, in alcuni casi l’aumento del fibrinogeno è secondario a disturbi cronici che devono essere trattati con farmaci o terapie mirate.
Il medico potrà indicare se è opportuno modificare la dieta, assumere integratori o seguire ulteriori accertamenti. Questo garantisce un approccio efficace e soprattutto personalizzato, evitando rischi inutili per la salute.
Il fibrinogeno è molto più di una semplice proteina del sangue: è un marcatore importante dello stato infiammatorio e del rischio cardiovascolare. Per tenerlo sotto controllo, è necessario agire su più fronti, a partire dall’alimentazione.
Tuttavia, non bisogna mai improvvisare. Consultare un medico è la scelta migliore per individuare le cause di un eventuale aumento del fibrinogeno e seguire un percorso terapeutico sicuro e mirato. La salute parte sempre da una buona informazione e da scelte consapevoli.